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Il declino della coltivazione del mais, Cia sigla intesa per la salvaguardia della produzione nazionale
Scritto il 15-06-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Coltivazione erbacee
Si è svolto nella capitale l’incontro “mangimi italiani: mais materia prima strategica”, promosso e organizzato da Assalzoo-associazione nazionale produttori mangimi, a cui ha preso parte anche la Cia.
Al termine dell’incontro la Cia ha siglato con la stessa Assalzoo, con Confagricoltura, Copagri, Aci, Ami e Assosementi un’intesa per la salvaguardia della produzione nazionale. Le associazioni firmatarie si sono impegnate a favorire la produzione di mais italiano per riportarla a livelli vicini alle richieste della domanda interna.
Il mais è una materia prima strategica per l’industria mangimistica italiana, e quindi per la zootecnia ed é alla base molti prodotti dop zootecnici. Ma la sua produzione in Italia è in veloce discesa.
Il fabbisogno di mais da parte del settore zootecnico nazionale è di circa 8,5 milioni di tonnellate, la produzione nazionale destinabile alla zootecnia è poco più di 5 milioni di tonnellate; di qui la dipendenza dall’estero. In questa situazione si può a buon ragione affermare che è a rischio la stessa zootecnia italiana.
Le statistiche sono impietose: negli ultimi 4 anni le produzioni italiane di mais sono calate di oltre il 35%. Secondo Assalzoo siamo passati dai 9,25 milioni di tonnellate del 2014 ai 7 del 2015, ai 6,5 del 2016, ai 5,7 del 2017.
Altro elemento d’allarme è la contrazione delle superfici dedicate in Italia alla coltivazione maidicola, I dati Istat presentati all’incontro parlano di 860mila ettari coltivati nel 2014, 720 mila nel 2015, 660mila nel 2016, 570mila nel 2017. In quattro anni c’è stata una contrazione netta di oltre il 33%, una dinamica regressiva che non può essere negata».
Le cause di questa debacle? La riduzione degli aiuti Pac arrivati via via ai coltivatori, a causa dell’introduzione del disaccoppiamento, il calo delle quotazioni, i problemi fitosanitari tra cui la presenza di micotossine.
Gli standard Gmp+ dicono che il mais italiano è a rischio aflatossine e fumonisine, ha ricordato a questo proposito sempre all’incontro di Roma Amedeo Reyneri dell’Università di Torino. Ma le possibili contromisure non mancano. Secondo il docente torinese sarebbe fondamentale in questo senso intensificare l’adozione di innovazioni agronomiche: potrebbe far aumentare la produzione sino al 40%, riducendo le micotossine. “E la prima causa della presenza di micotossine nel mais è la scarsa produzione ha detto Reyneri -. Ma oggi molti paesi esteri, tra cui gli Usa, o la Spagna, sono più avanti di noi in quanto a innovazione agronomica e a produttività”.
Una mappa delle azioni da realizzare per reagire, in Italia, a questa situazione è stata elaborata da Assalzoo e condivisa con altre realtà della filiera agrozootecnica, che hanno firmato uno specifico “memorandum d’intesa” per rilanciare la filiera del mais nazionale. Tra le azioni previste: una spinta all’approvvigionamento con mais di produzione nazionale per l’alimentazione zootecnica; una promozione della domanda interna di prodotti maidicoli nazionali; la creazione di strumenti contrattuali innovativi per favorire le relazioni commerciali tra gli agricoltori e gli altri protagonisti della filiera.