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Il Consiglio regionale ha approvato la legge sulla caccia: qualche passo in avanti, ma servono interventi efficaci per il controllo della selvaggina in eccesso.
Scritto il 14-06-2018 da Ufficio stampa | Categoria: fauna selvatica
Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato la nuova legge sulla caccia al termine di un lungo iter iniziato in Commissione a febbraio e due mesi fa in Aula.
Una delle principali novità è senza dubbio il divieto di cacciare durante tutte le domeniche di settembre, che, commenta Ferrero, “permetterà ai cittadini di frequentare con meno paure boschi e prati e garantisce comunque ai cacciatori la possibilità di esercitare l’attività venatoria”. Inoltre, introduce la possibilità per i proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni, obbliga i cacciatori a superare obbligatoriamente una prova di tiro in poligono almeno ogni 30 mesi per l’uso della carabina nella caccia di selezione, inserisce misure straordinarie di controllo della fauna selvatica su richiesta delle organizzazioni sindacali agricole e dei sindaci, con la possibilità di coinvolgimento anche dei proprietari e conduttori dei fondi danneggiati, purché in possesso di abilitazione venatoria.
Vengono anche riorganizzati gli ambiti territoriali di caccia (Atc) e i comprensori alpini (Ca) riportando in legge la riorganizzazione realizzata di recente con atti amministrativi: si passa così da 38 a 22 enti gestori, con una diminuzione da 20 a 10 dei componenti i comitati di gestione (quindi gli amministratori diminuiscono complessivamente da 760 a 380). Previsto un equilibrio di rappresentanza nella nomina dei componenti di Atc e Ca per evitare, come avveniva in passato, che con una forzatura della legge nazionale che prevede l’equilibrio tra le categorie (cacciatori 30%, agricoltori 30%, rappresentanti dei Comuni 20%, associazioni ambientaliste 20%), le rappresentanze fossero vicine al 90% di cacciatori. L’affidamento del controllo amministrativo – contabile sull’attività di ogni Atc e Ca viene affidato ad un collegio di cinque revisori dei conti nominati dal Consiglio regionale, anziché i 38 attualmente scelti dai Comitati di gestione.
Per l’assessore regionale alla caccia Giorgio Ferrero “la nuova legge è innovativa, perché coniuga la tutela della fauna con l’attività venatoria, aggiornandola ai nuovi scenari che si sono determinati con il proliferare della fauna selvatica dannosa non solo alle coltivazioni, ma anche alla incolumità dei cittadini, penso ai cinghiali e ai caprioli”.
Il fatto che la nuova legge conceda agli agricoltori con porto d’armi uso caccia di intervenire direttamente sui terreni in conduzione é un passo in avanti nella direzione auspicata dalla Cia del Piemonte. E’ però evidente che occorre ben altro per risolvere il problema della proliferazione incontrollata della fauna selvatica, soprattutto cinghiali e caprioli. Quel che gli agricoltori si attendono dalle Istituzioni sono piani di abbattimento veramente efficaci, visto che quelli finora realizzati hanno portato a risultati molto poco soddisfacenti, anzi la situazione è notevolmente peggiorata.
Il problema della proliferazione incontrollata della fauna selvatica si sta trascinando da troppo tempo e gli agricoltori sono sempre più arrabbiati. La dimensione dei danni causati dalla fauna selvatica all’agricoltura ha ormai raggiunto punte da vera emergenza economica ed incide pesantemente sul reddito delle aziende.