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La spesa previdenziale in Italia è all’11%, in linea con quella degli altri Paesi Europei

Scritto il 20-04-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Pensionati

L’Italia è una sorvegliata speciale da parte di molti organismi internazionali (FMI, OCSE ecc.) e dalla stessa Europa per il suo alto debito pubblico. Uno dei punti di preoccupazione è il sistema pensionistico che secondo gli organismi interazionali, nonostante la legge Fornero, rischierebbe alla lunga di non tenere.

Una lettura corretta dei dati dell’Istat (la fonte a cui attingono gli organismi internazionali per le loro valutazioni) dimostra invece il contrario. L’Istat infatti considera la spesa per pensioni al lordo di assistenza e delle imposte gravanti sulle pensioni, che non sono altro che una partita di giro per lo Stato.

Depurato delle spese per l’assistenza (che nulla ha a che fare con la previdenza) e delle imposte (pari a 49 miliardi), il conto netto per le pensioni nel 2016 è stato di 150,9 miliardi di euro. Grazie alle entrate contributive il rapporto entrate-spese per le pensioni ha registrato nel 2016 un saldo attivo di ben 30,3 miliardi di euro.

La spesa per pensioni in Italia, incide per l’11% sul PIL. Quindi non solo é al di sotto della media europea, ma, come ha rilevato la CIA-agricoltori italiani, è tutt’altro che al collasso e pertanto sono da considerarsi inaccettabili tutte le proposte avanzate dagli organismi internazionali, miranti a ridurre la spesa previdenziale, che vanno dal ricalcolo contributivo delle pensioni a suo tempo liquidate, allla diminuzione dei criteri per concedere le reversibilità, all’innalzamento dei contributi versati dai lavoratori autonomi, fino ad arrivare alla proposta di eliminare i benefici nel calcolo delle pensioni per le lavoratrici madri, alla riduzione o all’eliminazione della 14^ mensilità e in generale della 13^ mensilità.

In Italia 2,2 milioni di anziani vivono con pensioni al di sotto di 510,00 euro mensili: una situazione di vera emergenza sociale che rischia di peggiorare nei prossimi anni e che deve essere affrontata. Nel bilancio previdenziale italiano ci sono le risorse per farlo.

Restano quindi tutte valide ed urgenti le rivendicazioni che abbiamo posto alle forze politiche durante la campagna elettorale e che ora sono dirette al Parlamento ed  al Governo. Per citare solo quelle urgentissime: l’aumento dei minimi di pensione a 650,00 euro al mese, stabilizzazione della 14^ mensilità, riduzione delle tasse sulle pensioni, favorire l’uscita dal lavoro per quelli usuranti.