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Etichetta d’origine, i Paesi membri approvano il nuovo regolamento. Scettica la Cia.
Scritto il 23-04-2018 da Ufficio stampa | Categoria: agroalimentare
I paesi membri dell’Unione europea, compresa l’Italia e con le sole astensioni di Germania e Lussemburgo, hanno approvato il nuovo regolamento esecutivo sull’indicazione in etichetta dell’origine dell’ingrediente principale degli alimenti, come il grano per la pasta o il latte per i formaggi, che da esecuzione all’art. 26 (paragrafo 2.a e 3) del Regolamento 1169/2011.
Il regolamento lascia molta flessibilità sulla portata geografica del riferimento all’origine (da “Ue/non Ue”, fino all’indicazione del Paese o della regione). Inoltre, non si applica ai prodotti Dop, Igp e Stg, né quelli a marchio registrato. Entrerà in vigore dopo 3 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ue e si applicherà dall’aprile 2020.
Così il coordinatore nazionale di Agrinsieme Giorgio Mercuri commenta l’approvazione del Regolamento: “In tema di indicazione obbligatoria dell’origine della materia prima, l’Europa ha approvato un regolamento esecutivo unico, valido per tutti i produttori europei, disciplinando nel dettaglio i singoli casi in cui è obbligatorio indicare il paese d’origine. I quattro decreti italiani sull’etichettatura d’origine di latte e formaggi, pasta, riso e derivati del pomodoro prevedono che, con l’entrata in vigore del Regolamento esecutivo, decadano e, quindi, perdano di efficacia. Sarebbe opportuno che le normative nazionali vengano rifatte con urgenza, al fine di portare a termine la fase di sperimentazione di due anni prevista dalla normativa italiana sull’origine”.
Scettica la Cia che sottolinea come l’etichettatura d’origine sia volontaria, “ovvero si può anche non fare”. “Ma chi immette in commercio un bene sulla cui etichetta è indicata l’origine, deve essere obbligato ad indicare il luogo di provenienza della materia prima con lo stesso dettaglio geografico. Se così non fosse, staremmo avallando il pericolo di fuorviare il cittadino-consumatore inducendolo, con informazioni ingannevoli, ad un acquisto indesiderato”.