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Non si ferma la crisi del settore risicolo, urgente aprire un tavolo di confronto con gli industriali
Scritto il 24-01-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Produzioni piemontesi
Nell’immaginario degli Italiani la risaia richiama le mondine che, con l’acqua fino alle ginocchia, perennemente curve, effettuavano il trapianto delle piantine ed estirpavano le erbacce, sfruttate dai “sciur padrun da li beli braghi bianchi”, a cui chiedevano di cacciar “fora li palanchi”. Sono passati decenni, le mondine di “Riso Amaro” e della conturbante Silvana Mangano non ci sono più, ma permane l’immagine storica della risicoltura “ricca”. Invece la risicoltura oggi é in crisi, ed anche molto grave.
All’origine di questa crisi senza precedenti c’é il regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati, Cambogia, Myanmar e Vietnam, a cui é concesso di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. Il prodotto più danneggiato dalle importazioni di riso lavorato, soprattutto dalla Cambogia, è il riso indica. Solo l’Italia dalla campagna 2011/12 alla campagna 2016/17 ha conosciuto un mancato collocamento di riso lavorato indica nell’Ue di circa 67.000 tonnellate.
Proprio per cercare soluzioni ai problemi del comparto, il 23 gennaio scorso si è tenuto a Bruxelles il 2° Forum sul riso europeo, organizzato dall’Ente risi con il supporto del Mipaaf, a cui ha partecipato anche una delegazione della nostra Organizzazione composta dal presidente del “Gruppo di interesse economico Riso” della Cia, Giuseppe Rosso e dal presidente della Cia di Novara/Vercelli/ VCO, Manrico Brustia. Scopo del Forum informare e sensibilizzare i parlamentari Ue rispetto alla situazione del comparto e ottenere un supporto per poter intervenire a sostegno dei risicoltori italiani ed europei.
I rappresentanti della Cia al forum hanno chiesto l’attivazione al più presto della clausola di salvaguardia perché la crisi dei prezzi sta mettendo a rischio la sopravvivenza e il futuro dell’intera filiera risicola europea ed il riconoscimento del riso come prodotto sensibile, sia nella prossima Pac, sia nei negoziati internazionali, dove spesso ed ingiustamente viene utilizzato come merce di scambio. Importanti sono poi per la Cia l’indicazione d’origine del prodotto e l’istituzione di un fondo specifico per realizzare una grande campagna di promozione.
L’Italia, ha ricordato la delegazione della Cia, resta il primo Paese produttore di riso comunitario, con oltre 230.000 ettari seminati e una produzione stabilmente superiore al milione e mezzo di tonnellate. Al settore servono misure e risorse specifiche, analogamente a quanto l’Europa ha già fatto per altri comparti in difficoltà.
L’incontro a Bruxelles è stato preceduto mercoledì 17 gennaio dal Tavolo riso in regione, alla presenza dell’Assessore Ferrero. La Cia del Piemonte ha invitato la Regione ad attivarsi perché siano sbloccati tutti i pagamenti Pac ancora in sospeso ed a promuovere un incontro urgente con gli industriali risicoli con i quali è necessario instaurare corretti rapporti filiera per rendere più stabili le relazioni commerciali ed assicurare prospettive più certe ai risicoltori.