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L’Italia invia alla Ue il dossier sul riso per chiedere l’attivazione della clausola di salvaguardia
Scritto il 27-11-2017 da Ufficio stampa | Categoria: Produzioni piemontesi
John Clarke, Direttore Politiche Internazionali della DG Agri della Commissione Europea, era stato chiaro a Roma lo scorso 10 ottobre in occasione di GROW! – l’Action Tank di Agrinsieme: “La commissione Ue è disponibile a prendere in considerazione la clausola di salvaguardia a condizione che questa sia ben argomentata. Per ora dall’Italia non è stato fatto”.
I ministri dell’Agricoltura e dello Sviluppo economico Maurizio Martina e Carlo Calenda hanno finalmente provveduto ad inviare alla Commissione Ue il dossier – integrato con una lettera indirizzata ai Commissari Federica Mogherini, Cecilia Malmström e Phil Hogan – che illustra le ragioni per le quali é necessario ed urgente frenare l’invasione del riso asiatico sui mercati europei.
“Chiediamo l’attivazione della clausola di salvaguardia – dice la lettera dei Ministri Martina e Calenda – perché la crisi dei prezzi mette a rischio la sopravvivenza e il futuro dell’intera filiera risicola europea. L’abbandono della risicoltura provocherebbe ripercussioni gravissime non solo sotto il profilo della tenuta socio-economica di molti distretti rurali ma anche dal punto di vista ambientale, tenuto conto del valore degli ecosistemi che caratterizzano le aree di produzione”.
“Le cause principali di questa crisi senza precedenti – prosegue la lettera – sono da attribuire al regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. Per questo già a luglio scorso insieme a Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Portogallo e Romania abbiamo chiesto alla Commissione di attivare la clausola di salvaguardia. Con il nuovo dossier inviato ci aspettiamo decisioni conseguenti da parte della Commissione europea”.
“L’Italia deve difendere il settore risicolo dalle importazioni a dazio zero, soprattutto di riso lavorato indica proveniente dai Paesi dell’Estremo Oriente – commenta il Vice Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini -. Bene ha fatto il Governo ad inviare alla Commisione il dossier che evidenzia le serie difficoltà che stanno incontrando i nostri produttori. Ma potremo dirci soddisfatti soltanto quando la Commissione applicherà la clausola di salvaguardia. La filiera unita ed il Governo devono mettere in campo forti iniziative politiche per superare gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di tale obbettivo”.
I DATI
Nel corso degli ultimi 5 anni il consumo comunitario di riso è aumentato del 5% e le importazioni di riso lavorato dalla Cambogia sono aumentate del 171%. Oltre a ciò nello stesso periodo le vendite di riso Indica coltivato nell’UE sono calate del 37%, da 676.900 a 427.904 tonnellate. Ciò si è tradotto in un calo del 18% delle quote di mercato detenute dagli operatori dell’UE con prodotto comunitario dal 46% al 28%. La superficie investita a riso Indica nell’UE è calata del 40%, da 158.000 a 92.000 ettari, così come è calata del 39% la produzione di risone. I prezzi del riso Indica importato dalla Cambogia (€488,58 per tonnellata nella campagna 2016/17) si collocano ben al di sotto del prezzo, circa il 30% in meno, praticabile dagli operatori comunitari. Come conseguenza di quanto sopra i risicoltori dell’UE hanno ridotto la superficie investita a riso Indica ed aumentato quella investita a riso Japonica creando un eccesso di offerta che ha determinato ripercussioni a livello di prezzo anche su questo comparto (mediamente del 30% con punte del 60%).