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Crescono del 17% i terreni a mais biotech nell’Unione europea

Scritto il 13-06-2017 da Ufficio stampa | Categoria: Ogm

Novità sul fronte degli Organismi geneticamente modificati: nel 2016 sono ricominciate a crescere – dopo due anni di riduzione o di stagnazione – le superfici coltivate con varietà geneticamente modificate, sia a livello mondiale che nell’Unione europea. Secondo l’ultimo rapporto dell’Isaaa (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications), lo scorso anno sono state coltivati nel mondo 185,1 milioni di ettari a Ogm rispetto ai 179,7 milioni del 2015, registrando un incremento del 3%.

A livello europeo è aumentata invece del 17% la superficie a mais Mon810, l’unico Ogm autorizzato ad essere coltivato: di fatto, con una superficie di 136mila ettari raggiunta nel 2016, l’Ue é ritornata ai livelli del 2014. La Spagna, con oltre il 90% dei terreni coltivati a biotech si conferma il primo produttore in Europa. Piccole superfici continuano a essere presenti in Portogallo, Repubblica Ceca e Slovacchia. In Romania la coltivazione di Ogm sembra essere stata abbandonata.

Nel mondo, il 91% dei terreni coltivati a Ogm si concentra negli Usa, in Brasile, Argentina, Canada e India. Tra i Paesi asiatici che le coltivano c’é anche la Cina.

I nostri maidicoltori hanno scelto di rinunciare a coltivare il mais ogm – in parte liberamente, in parte perché obbligati -, ma la situazione della nostra maidicoltura é tutt’altro che buona. Negli ultimi dieci anni la coltura del mais in Italia ha perso oltre 400.000 ettari, vale a dire quasi un terzo della superficie. Le recenti statistiche diffuse dalla Commissione Ue pongono l’Italia al quarto posto in Europa nella coltivazione di mais da granella, dopo Romania, Francia ed Ungheria. Dieci anni fa eravamo secondi ed eravamo autosufficienti. Quest’anno importeremo il 40% del nostro fabbisogno.

I motivi della disaffezione degli agricoltori nei confronti della coltura del mais sono molteplici. In primo luogo la riduzione del prezzo del mais e l’aumento dei costi di produzione registrati nell’ultimo quinquennio che hanno ridotto notevolmente il reddito della coltura, spesso in perdita. Ma uno dei motivi é anche la grave questione sanitaria. Da qualche anno a questa parte la presenza di micotossine nel mais convenzionale, oltre i limiti ammessi dalla legislazione europea, è diventata un problema costante in vasta aree della Pianura Padana, a causa di condizioni climatico-ambientali sfavorevoli. Molta parte del mais prodotto in Italia negli ultimi anni è risultato fuori legge ed è stato destinato ai digestori per produrre energia elettrica. Un vero spreco.

Gli agenti fungini responsabili delle micotossine sono favoriti dagli attacchi di un insetto fitofago, la Piralide. I maidicoltori della Pianura Padana combattono la Piralide con gli  insetticidi, ma senza riuscire a controllare efficacemente l’infezione, soprattutto quando le annate sono caratterizzate da un clima caldo e umido. Essendo alcune micotossine tossiche, la questione è molto delicata perché di mezzo c’è tutta la filiera che comprende anche l’alimentazione umana, attraverso le vacche da latte.

Numerosi studi hanno evidenziato che nei mais ogm le concentrazioni di micotossine sono molto più basse che nelle varietà convenzionali, perché sono mais ingegnerizzati con sequenze geniche provenienti da Bacillus thuringiensis, per produrre proteine ad effetto insetticida in risposta all’attacco della Piralide.

La politica italiana, ma anche le rappresentanze del mondo agricolo, devono incominciare ad affrontare in modo serio e razionale i problemi della maidicoltura italiana. Il mais è il cereale d’elezione nella zootecnia moderna, da cui dipende non solo la produzione di importanti alimenti di base, quali la carne e il latte, ma anche di molti importanti prodotti trasformati che sono l’orgoglio del made in Italy.

Il calo costante della produzone di mais rischia di mettere in crisi l’intero sistema agroalimentare italiano e non si tratta di un pericolo ipotetico, ma di una realtà già in atto. Per tutelare il mais made in Italy, esclusivamente ogm free, è necessario  che venga quotato nelle borse merci separatamente dal mais biotech d’importazione e che gli siano riservati dei canali privilegiati di commercializzazione. Inoltre sarebbe necessario che i disciplinari di produzione dei prodotti dop ed igp prevedano il divieto assoluto di utilizzo di mangimi ogm nella fasi di allevamento.

Chi produce il mais ogm free ha costi più alti e rese minori, ma se lo vede oggi mischiato e venduto allo stesso prezzo, se non ad un prezzo inferiore, di quello ogm importato. Una situazione non più tollerabile.

Lodovico Actis Perinetto – Presidente Cia Piemonte

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