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Aboliti i voucher, bisogna trovare strumenti alternativi
Scritto il 20-03-2017 da Ufficio stampa | Categoria: burocrazia
Pur di disinnescare il referendum promosso dalla Cgil, il governo ha cancellato per decreto i voucher. Il premier Paolo Gentiloni ha spiegato in conferenza stampa che “l’Italia non aveva certo bisogno nei prossimi mesi di una campagna elettorale su temi come questi”. Ogni valutazione politica sulla validità dei motivi che hanno spinto il Governo ad abolire i voucher spetta ai singoli cittadini, ma ciò non toglie che, nel caso dell’agricoltura, l’uso dei voucher si sia rivelato non solo utile, ma sia sempre avvenuto all’interno della logica del lavoro occasionale, come era nelle intenzioni del legislatore, a differenza di altre situazioni dove sono stati impiegati fuori dai contorni previsti dalla legge.
L’impresa agricola ha l’esigenza di una flessibilità strutturata per tutte quelle tipologie di attività che non richiedono specializzazione, ma che sono indispensabili, visto l’ineliminabile andamento stagionale delle produzioni agricole. Stiamo parlando, ad esempio, delle grande campagne di raccolta, come la vendemmia, che richiedono l’impiego intenso di manodopera, in un lasso di tempo molto breve e spesso anche non programmabile.
A ciò si deve aggiungere che l’uso dei voucher nel settore agricolo, per legge, era circoscritto a tre categorie: i pensionati, i giovani con meno di anni 25 “regolarmente iscritti ad un ciclo di studi presso l’Università o istituto scolastico di ogni ordine e grado”, compatibilmente con gli impegni scolastici, ed i percettori di prestazioni integrative del salario o sostegno al reddito. Inoltre per gli imprenditori agricoli committenti il D.Lgs. 81 aveva introdotto il limite dei 2000 euro netti annui (2.666 euro lordi) di compenso per singolo prestatore.
L’agricoltura ha dimostrato che una regolamentazione seria impedisce l’abuso dei voucher. Ma ora che il dado è tratto bisogna pensare al futuro, trovando strumenti alternativi perché perché con lo stop ai voucher il rischio di aumento del lavoro nero esiste
Giovanni Cardone – Direttore Cia Piemonte