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Via libera all’indicazione d’origine di latte e derivati
Scritto il 23-01-2017 da Ufficio stampa | Categoria: Latte
Sulla Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017 è stato pubblicato il decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011” firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Su cartoni di latte, vasetti di yogurt, confezioni di formaggio, mozzarella e altri derivati dovranno essere riportate con chiarezza tre indicazioni: il Paese dove la materia prima è stata munta, quello dove è stata trasformata e quello di confezionamento. Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
“E’ un passaggio importante per garantire sempre di più e sempre meglio i nostri allevatori in questo momento molto difficile per la crisi del latte che sta vivendo tutta l’Europa” ha dichiarato il Presidente regionale della Cia Lodovico Actis Perinetto.
“La tracciabilità delle materie prime nel ciclo produttivo lattiero-caseario e l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’origine del latte sono delle antiche e reiterate richieste della Cia – spiega il vice Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini- . Sono entrambe necessarie sia per sostenere i prodotti italiani di qualità, sia per dare garanzie ai consumatori sulla trasparenza della filiera e sulla qualità dei prodotti”.
“Noi comunque continueremo a lavorare – aggiunge il Presidente regionale della Cia Lodovico Actis Perinetto – perché si arrivi ad una legge europea sull’obbligo di indicazione dell’origine di tutti i prodotti, non solo del latte. Per i prodotti trasformati deve essere indicata non solo la provenienza geografica della materia prima agricola utilizzata, ma deve essere reso trasparente anche l’intero percorso compiuto dalla materia prima e specificato il luogo dell’ultima lavorazione sostanziale, in modo che i consumatori possano distinguere tra ciò che è davvero italiano e ciò che è soltanto trasformato e confezionato in Italia”.