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Latte con etichetta generica? Proviene dall’estero
Scritto il 25-01-2017 da Ufficio stampa | Categoria: Latte
L’obbligo dell’indicazione per latte e derivati, imposta dal decreto firmato dai ministri Martina e Calenda il 9 dicembre 2016 e pubblicato il 19 gennaio (Gazzetta Ufficiale n. 15), vale per i prodotti confezionati in Italia. Tutte le produzioni realizzate fuori dai confini nazionali, invece, non sono tenute al rispetto delle nuove etichette. Dunque fra i cartoni di latte Uht potrebbe continuare ad esserci un’etichetta generica. Nessuno può vietarlo, ma se i consumatori troveranno un’etichetta generica saranno certi che il latte proviene dall’estero.
A ciò si deve aggiungere che per leggere sul latte e sui prodotti lattiero-caseari dovremo pazientare ancora un poco. Il decreto prevede infatti che debbano passare ancora tre mesi prima della sua applicazione.
A partire dal 19 aprile le etichette sulle confezioni di latte a lunga conservazione e su tutti i prodotti caseari dovranno riportare le indicazioni sull’origine della materia prima, secondo questo schema di massima:
- “paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”;
- “paese di condizionamento o di trasformazione: nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato o trasformato”.
Se il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, è stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di una sola dicitura: ad esempio “origine del latte: Italia”.
Se le diverse fasi di lavorazione, dalla mungitura alla trasformazione, avvengono in paesi diversi l’indicazione da apporre sarà:
- “latte di Paesi Ue”: se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei;
- “latte condizionato o trasformato in Paesi Ue”: se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei.
Indicazione che si trasforma in “Paesi non Ue” qualora le operazioni avvengano al di fuori dei confini dell’Unione.
Nulla cambia per i prodotti a marchio di origine, Dop e Igp.