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I voucher in agricoltura sono meno del 2% rispetto al totale di quelli utilizzati
Scritto il 02-01-2017 da Ufficio stampa | Categoria: burocrazia
Oggi i voucher in agricoltura rappresentano meno del 2% rispetto al totale di quelli utilizzati, mentre un anno fa l’uso era su livelli molto più alti, vicino al 15% del turismo, al 14% del commercio, al 12% dei servizi.
L’uso dei voucher nel settore agricolo è calato perché è stato circoscritto a tre categorie: i pensionati, i giovani con meno di anni 25 “regolarmente iscritti ad un ciclo di studi presso l’Università o istituto scolastico di ogni ordine e grado” compatibilmente con gli impegni scolastici (i giovani devono comunque avere compiuto almeno i 16 ani di età e, se minorenni, devono possedere autorizzazione alla prestazione di lavoro da parte del genitore o di chi ne esercita la potestà genitoriale) ed i percettori di prestazioni integrative del salario o sostegno al reddito. Inoltre per gli imprenditori agricoli committenti il D.Lgs. 81 ha introdotto il limite dei 2000 euro netti annui (2.666 euro lordi) di compenso per singolo prestatore.
L’agricoltura dimostra che una regolamentazione seria può impedire l’abuso dei voucher. Sarebbe comunque un errore abolire del tutto i voucher. L’impresa agricola ha l’esigenza di una flessibilità strutturata per tutte quelle tipologie di attività che non richiedono specializzazione ma che sono indispensabili visto l’ineliminabile andamento stagionale delle produzioni agricole. Stiamo parlando delle grande campagne di raccolta e dell’esigenza di avere strumenti normativi e amministrativi che consentano l’impiego intenso di manodopera, in un lasso di tempo molto breve e spesso anche non programmabile.