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Dino Scanavino, Lodovico Actis Perinetto, conferenza stampa con gli Assessori Gianni Fava e Giorgio Ferrero: ci sono tutte le condizioni per un aumento del prezzo del latte

Scritto il 30-09-2016 da Ufficio stampa | Categoria: Latte

Ieri mattina, 29 settembre, incontro stampa promosso dalla Cia, presso la stalla dell’azienda “Cascina Fontana Cervo” dei fratelli Crivello, a Villastellone (Torino), Via Poirino 7, per denunciare la situazione insostenibile del comparto. Sono intervenuti il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, il presidente della Cia Piemonte Lodovico Actis Perinetto e gli Assessori all’Agricoltura di Piemonte e Lombardia, Giorgio Ferrero e Gianni Fava.

Produrre un litro di latte in Italia arriva a costare in molti casi anche 40 centesimi di euro, ma agli allevatori viene pagato solo 29: questo è un trend fallimentare. Tanto più assurdo in questa fase dove, in tutta Europa, la domanda di prodotto è alta. Inoltre si raggiunge il paradosso con il latte fuori dagli accordi contrattuali, quello che gli addetti ai lavori chiamano “spot”, che viene scambiato a un prezzo di quasi 10 centesimi più alto. Una situazione insostenibile che ha spinto la Cia-Agricoltori Italiani a una vibrante protesta che ha già trovato l’appoggio degli assessori all’Agricoltura di Piemonte e Lombardia, Giorgio Ferrero e Gianni Fava.

Un grido d’allarme partito proprio da una stalla alle porte di Torino, scelta come “simbolo” perché si tratta di un’azienda all’avanguardia in Italia che ha sempre investito nella qualità. Qui si sono dati appuntamento gli allevatori per far sentire le proprie ragioni e riportare subito sotto i riflettori la questione “prezzo del latte”.

La bagarre è aperta e il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, già bolla come “inaccettabile” la proposta di contratto che Lactalis ha avanzato alle organizzazioni professionali agricole in Lombardia: 32 centesimi al litro a settembre e ottobre, 33 centesimi a novembre e 34 centesimi a dicembre. “Siamo al di sotto dei costi attuali di produzione -ha spiegato Scanavino- ma le organizzazioni lombarde si sono riservate di valutarla assieme ai propri associati e di dare una risposta. Sono preoccupato anche perché, in genere, l’accordo che si chiude in Lombardia viene mutuato alle altre Regioni. Di questo passo, da gennaio rischiano la chiusura centinaia di stalle”.

Ha rincarato la dose il presidente regionale della Cia Piemonte, Lodovico Actis Perinetto: “Da noi l’aumento previsto in Lombardia sarebbe in gran parte vanificato a causa della diversità dei premi e delle penalizzazioni previste dalle tabelle parametriche utilizzate nelle due Regioni per fasce di produzione e per il pagamento della qualità -ha sottolineato-. Chiediamo un aumento immediato del prezzo medio del latte piemontese a 35 centesimi, per arrivare a 38 centesimi a dicembre”. Secondo Actis Perinetto “l’andamento favorevole di alcuni prodotti lattiero-caseari, quali burro o latte in polvere, riscontrato nel corso delle ultime settimane sui mercati internazionali, è la dimostrazione lampante che esistono le condizioni per un aumento significativo del prezzo del latte. A ciò si deve aggiungere il prevedibile contenimento della produzione a fronte della corresponsione di un apposito incentivo che l’Ue ha varato. L’atteggiamento di chiusura della Lactalis è incomprensibile e ingiustificabile”.

L’Assessore lombardo Gianni Fava nel suo intervento ha rivolto un appello ai produttori ad organizzarsi meglio: “Alla base del nostro svantaggio competitivo di sistema paese c’è un deficit strutturale di tipo organizzativo. Sono troppo poche e concentrate le realtà nelle quali il prodotto viene valorizzato direttamente dagli agricoltori. Per anni hanno investito su grandi cooperative di raccolta che si interfacciavano con l’industria, ma questo è diventato il collo di bottiglia. Serve sempre più specializzare le aziende, spingerle verso la trasformazione diretta e quando non possibile verso forme di associazione consortile”.

“Le cose che può fare il pubblico – ha aggiunto Giorgio Ferrero – è da un lato orientare il consumo e dall’altro fare un po’ di moral suasion nei confronti dei caseifici.  Senza dimenticare l’approccio rinnovato con la grande distribuzione, che un po’ di fastidio all’industria l’ha creato”. Ed ha citato la campagna di “Piemunto”, che sta raccogliendo sempre maggiori consensi tra le catene di supermercati che operano in Piemonte, anche se al momento non si vedono ricadute in termini di maggiore remunerazione per i produttori.

 

 

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