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Prezzo del grano ai minimi storici. Manifestazione di Cia e Confagricoltura Piemonte in piazza Castello a Torino
Scritto il 28-07-2016 da Ufficio stampa | Categoria: Produzioni piemontesi
Cento chili di pane distribuito gratis ai passanti. E’ stato questo il “cuore” simbolico della mobilitazione di Cia – Agricoltori Italiani e Confagricoltura, questa mattina a Torino, per denunciare le condizioni del settore cerealicolo e le quotazioni sempre più basse del prezzo del grano. La mobilitazione é stata indetta per denunciare una situazione ormai insostenibile e chiedere interventi urgenti.
Hanno partecipato al presidio in piazza Castello, angolo via Roma, il Presidente regionale della Cia Lodovico Actis Perinetto, il vice Presidente regionale Gabriele Carenini, numerosi dirigenti e soci della Cia territoriali ed i dirigenti e i soci di Confagricoltura Piemonte. Sono intervenuti anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, e il presidente dei panificatori torinesi Franco Mattiazzo.
Nella quarta settimana di luglio, facendo una media nazionale dei listini, il frumento duro ha fatto registrare una quotazione di 18,4 euro al quintale, pari al 43% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e il frumento tenero è stato quotato a 16 euro al quintale ovvero il 19% in meno rispetto alla fine di luglio 2015. Nei primi quattro mesi del 2016, inoltre, le importazioni di grano sono cresciute del 10% nonostante in Italia, nel 2016, si registri una produzione straordinaria di 9 milioni di tonnellate di grano, a fronte di una media annua di 7 milioni di tonnellate. L’Italia è il primo importatore di grano e il primo esportatore di pasta. Le importazioni sono aumentate soprattutto dall’Ucraina (grano tenero) e dal Canada (grano duro). Da evidenziare che le esportazioni del Canada verso l’Italia sono a dazio zero, mentre le nostre esportazioni in Canada sono soggette all’11% di tassazione.
Un quadro a tinte fosche che peggiora se i dati vengono rapportati agli ultimi dieci anni. Nel 2006 in Piemonte il grano tenero era quotato a 18,5 euro al quintale, per un valore complessivo della produzione che si aggirava sugli 87,81 milioni di euro. Quotazione che nel 2010 è scesa a 15,5 euro al quintale (valore complessivo 78,01 milioni) e nel 2016 si è ulteriormente ridotta a 14 euro al quintale, per un valore complessivo di 67,47 milioni di euro.
La caduta vertiginosa dei prezzi ha riguardato il grano, ma non le farine, il pane e la pasta che invece hanno mantenuto un andamento stabile, originando un divario sempre più ampio tra la materia prima ed i prodotti finiti: oggi infatti 100 chilogrammi di frumento valgono quanto 5 chili di pane.
“Il gap tra materia prima e prodotti finiti è intollerabile e contro la logica delle cose – ha dichiarato il presidente regionale della Cia, Actis Perinetto- e non può nemmeno lasciare indifferenti i consumatori, i quali da questa situazione non stanno traendo alcun beneficio. I prezzi di pane e pasta infatti non sono diminuiti. Non è più possibile che il frutto del lavoro di un anno di tanti agricoltori venga così svalutato e svenduto”.
“Il problema è molto serio – ha aggiunto il vice Presdente regionale della Cia, Gabriele Carenini -. Con il grano duro ed il frumento tenero a questi prezzi non si può sopravvivere. Gli speculatori stanno facendo affari d’oro. La Cia ha chiesto al Ministro Martina di bloccare per due settimane delle importazioni e dare così ossigeno ai produttori. Il Presidente Scanavino ha annunciato lo “sciopero della semina” nel caso in cui i prezzi del grano non dovessero tornare a salire e ad essere almeno remunerativi dei costi di produzione”.