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Il Parlamento europeo boccia l’etichetta a semaforo inglese, ora la parola passa alla Commissione
Scritto il 13-04-2016 da Ufficio stampa | Categoria: Europa
Il Parlamento Europeo ha approvato con una larga maggioranza una risoluzione che chiede alla Commissione UE di bocciare l’etichetta a semaforo. Introdotta nel 2006 in Inghilterra. L’etichetta a semaforo distingue arbitrariamente i cibi in buoni e cattivi sulla base del contenuto di grassi, grassi saturi, sali e zuccheri, a prescindere dall’insieme della dieta o delle quantità consumate. Paradossalmente dà la luce verde alle bibite gassate e blocca, invece, il Parmigiano e il San Daniele.
Una ricerca Nomisma commissionata da Federalimentare ha dimostrato ampiamente che le etichette a semaforo hanno danneggiato in maniera molto seria il made in Italy nel Regno Unito, con perdite percentuali a due cifre per alcuni prodotti tipici della nostra gastronomia. Non solo, ma la classificazione dei cibi in buoni e cattivi non ha alcun fondamento scientifico, con la conseguente discriminazione di prodotti di qualità ingiustamente marchiati con dei semafori rossi.
Cosi siamo contrari all’etichetta a semaforo, siamo favorevoli all’etichetta d’origini ed alla tracciabilità dei prodotti che consentono ai consumatori di fare delle scelte consapevoli ed informate.
L’obbligo dell’indicazione d’origine in etichetta per tutti i prodotti è un fattore decisivo per tutelare il vero made in Italy. L’indicazione d’origine deve essere resa obbligatoria anche per i prodotti trasformati, per i quali devono essere chiariti in etichetta non solo la provenienza geografica della materia prima agricola utilizzata, ma deve essere reso trasparente anche l’intero percorso compiuto dalla materia prima e specificato il luogo dell’ultima lavorazione sostanziale, in modo che i consumatori possano distinguere tra ciò che è davvero italiano e ciò che è soltanto trasformato e confezionato in Italia.
Va detto che le norme sull’etichettatura sono di stretta competenza europea ed è in sede Europea che il nostro Paese deve farsi valere. L’Italia ha già provato a fare da sé, approvando norme sull’etichettatura d’origine più stringenti di quelle comunitarie, ma é sempre stata stoppata dall’Ue. L’art. 34 del Trattato dell’Unione vieta infatti qualsiasi misura nazionale che impedisca la libera circolazione delle merci (la libera circolazione delle merci è una delle quattro libertà fondamentali dell’Unione) e la Direttiva 2000/13/CE precisa che le norme sull’etichettatura devono essere “armonizzate a livello dell’Unione europea …. per eliminare ogni ostacolo alla libera circolazione dei prodotti alimentari e le disparità nelle condizioni di concorrenza”.
Sembra però che in Europa qualcosa si stia movendo nella giusta direzione, grazie anche alle pressioni del Governo italiano, che in questo momento è particolarmente impegnato per sostenere il nostro comparto del latte, penalizzato da importazioni selvagge di ingenti quantità di confezioni di latte a lunga conservazione e di materia prima (latte, ma anche semilavorati) che poi viene trasformata in prodotti finiti destinati sia al consumo interno sia all’esportazione, spacciati come made in Italy.
“L’Italia è al lavoro per introdurre l’indicazione obbligatoria dell’origine del latte anche come materia prima nei prodotti lattiero caseari” ha affermato il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina apprezzando le aperture da parte della Commissione europea sulla questione. “Abbiamo già un dossier aperto da mesi con la Commissione sul marchio 100% italiano e ci aspettiamo un’accelerazione” ha proseguito Martina.
”Bene – ha proseguito il ministro – che anche la Francia abbia finalmente appoggiato la nostra posizione, perché dare trasparenza ai consumatori e indicare chiaramente l’origine della materia prima anche nei formaggi è una priorità comune. Allo stesso tempo continuiamo a lavorare per una legge europea sull’obbligo di indicazione dell’origine. Proprio per questo stiamo lavorando su nuove alleanze a livello europeo, a partire dalla Germania, per far fronte comune e dare risposte alla crisi europea del latte”.
Lodovico Actis Perinetto – Presidente Cia Piemonte
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