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EXPORT AGROALIMENTARE: 21 MILIARDI NEI PRIMI 7 MESI, E’ RECORD
Scritto il 19-09-2015 da Ufficio stampa | Categoria: Consumi
“L’export agroalimentare continua la sua corsa superando quota 21 miliardi di euro nei primi 7 mesi del 2015. Un risultato straordinario che esprime tutta la forza di questo settore. Siamo in linea con il nostro obiettivo di raggiungere i 50 miliardi nel 2020 e 36 miliardi entro l’anno. Si tratta di un successo senza precedenti, ma che possiamo ancora migliorare aiutando le aziende a guardare al mondo e a conquistare nuovi spazi di mercato. La spinta di Expo nei tre mesi da maggio a luglio è evidente, soprattutto su alcuni mercati strategici. Per rafforzare ancora i risultati stiamo attuando con il Ministero dello Sviluppo economico il piano di internazionalizzazione che contiene delle azioni forti di attacco all’Italian sounding nel mondo. Sul mercato degli Stati Uniti in occasione del Columbus Day, il 12 ottobre, partirà un’importantissima campagna contro il falso Made in Italy con investimenti per 50 milioni di euro e sulla quale abbiamo lavorato con il Vice Ministro Carlo Calenda. Dobbiamo continuare a promuovere l’eccellenza dei prodotti italiani, per questo motivo proprio in questi giorni a Mosca l’Italia ha partecipato con un proprio padiglione, presentando anche il segno unico distintivo “The Extraordinary Italian Taste”, al World Food, una delle maggiori fiere specializzate russe. Una presenza significativa perché, nonostante la complessa situazione che stiamo vivendo, l’Italia continua a ricoprire un ruolo importante tra i Paesi fornitori della federazione russa ed è fondamentale continuare a presidiare anche questo mercato”.Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, commenta i dati sul commercio estero diffusi oggi dall’Istat.
“Le esportazioni sono un volano per uscire dalla crisi – aggiunge il Vice Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini – e il settore agroalimentare puo’ dare un grande contributo in tal senso. Raggiungere la quota di 36 miliardi nel 2015 (nel 2014 sono stati raggiunti 34,3 miliardi) e 50 miliardi nel 2020, come afferma il Ministro Martina, sembra un obbiettivo ambizioso, ma se si pensa che i Tedeschi, tranne che su pasta e vino, ci battono su tutti i terreni, è evidente che esistono ampi margini di miglioramento, cui puo’ contribuire anche un’azione di radicale contrasto al cosiddetto Italian sounding, ovvero alla commercializzazione di prodotti che portano nomi di marchi che “suonano italiani”, ma che non sono affatto prodotti in Italia, i quali generano sul mercato internazionale un giro di affari di decine di miliardi di euro, occupando uno spazio che potrebbe invece essere dei nostri prodotti. Riappropriarsi della zona grigia dell’Italian sounding è una questione nodale per lo sviluppo delle produzioni certificate italiane. Si calcola che nella sola Ue la partita tra il finto italiano e quello vero vede la nostra sconfitta per due a uno: due prodotti italian sounding venduti per ogni prodotto autentico. Negli Stati Uniti e in Canada il ‘simil-italiano’ supera il vero made in Italy di quasi 10 a 1 (nel Nord America la riconquista delle quote di mercato ‘scippate’ vale 24 miliardi di euro, a cui si aggiungono tre miliardi di contraffazione vera e propria”.