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ETICHETTA, IL CDM APPROVA DDL PER REINTRODURRE L’OBBLIGO DI INDICARE LO STABILIMENTO SU TUTTI GLI ALIMENTI DESTINATI AL MERCATO ITALIANO

Scritto il 12-09-2015 da Ufficio stampa | Categoria: Consumi

La Cia chiedeva da tempo che il luogo dove avviene la trasformazione ed il confezionamento degli alimenti fosse indicato obbligatoriamente in etichetta. E’ un’informazione doverosa cui i consumatori ed i produttori hanno diritto, ma che la Ue aveva cassato, concedendo pero’ agli Stati membri la facoltà di reintrodurla. Finalmente il Cdm ha approvato lo schema di disegno di legge di delegazione europea che contiene la delega per la reintroduzione nel nostro ordinamento dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari.

Lo rende noto il Ministero delle politiche agricole. L’obbligo di indicazione riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano.

A breve partirà a breve la notifica della norma alle autorità europee per la preventiva autorizzazione. Non dovrebbero esserci problemi perché la richiesta è legittima, in applicazione di quanto previsto dall’articolo 38 del regolamento n. 1169/2011. 

“Si tratta un passo importante – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – che conferma la volontà del Governo di dare indicazioni chiare e trasparenti al consumatore sullo stabilimento di produzione degli alimenti. Diamo una risposta anche alle tantissime aziende che hanno chiesto questa norma e hanno continuato in questi mesi a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette”

Non bisogna pero’ fermarsi qui. La battaglia deve continuare in Europa, perché l’etichettatura sia sempre più completa, a partire dall’indicazione dell’origine degli alimenti. Per la Cia si tratta di un punto cruciale per la valorizzazione della distintività del modello agroalimentare italiano.

La battaglia va condotta in Europa perché l’etichettatura dei prodotti, compresa l’indicazione dell’origine, é una questione di esclusiva competenza dell’Ue. L’Italia ha provato in diversi momenti a forzare la mano, approvando leggi nazionali in palese contrasto con i principi europei sull’etichettatura, ma ha sempre dovuto fare delle clamorose retromarce.

Le Organizzazioni agricole, che intendono davvero modificare l’attuale normativa Ue e non soltanto ottenere qualche titolo sui giornali o qualche passaggio in televisione, devono quindi lavorare per riuscire a convincere le altre organizzazioni europee degli agricoltori ed i Governi degli Stati membri che l’etichettatura d’origine estesa a tutti gli alimenti è nell’interesse generale.

Gabriele Carenini – Vice Presidente Cia Piemonte

 

 

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