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AROALIMENTARE: NOTE LIETE PER L’EXPORT, MENO PER IL MERCATO INTERNO

Scritto il 06-08-2015 da Ufficio stampa | Categoria: Consumi

Notizie negative sul fronte interno, note liete dall’export: si conferma il trend che ha caratterizzato gli ultimi anni dell’agroalimentare italiano, almeno stando ai dati di AgrOsserva, l’OsservatorioIsmea-Unioncamere sulla congiuntura dell’agroalimentare italiano, da cui emerge come la debolezza della domanda interna stia avendo marcati riflessi sull’industria alimentare, le cui vendite dipendono per tre quarti ancora dal mercato domestico.

Tradotto in numeri, la produzione alimentare nazionale nei primi 6 mesi del 2015 segna -0,3% sul 2014, i consumi il -0,2% con il secondo trimestre dell’anno che, di fatto, ha bruciato i segnali positivi del primo. Bene, invece, le esportazioni dell’agroalimentare, che anche grazie al deprezzamento dell’euro segnano, nei primi 5 mesi, il +7,1%, a quota 14,8 miliardi di euro.

Sul fronte vino, invece, si registra un crollo delle quotazioni dei vini comuni sfusi del 16% dai inizio anno, soprattutto per la concorrenza, a prezzi decisamente più bassi, della Spagna, ma segnano -9% anche i vini Igp. Bene le quotazioni dei vini Dop, invece, che segano +4%. Le esportazioni, invece, fanno segnare un -1,8% in volume (dato gennaio-aprile 2015 sullo stesso periodo 2014), ma un +6% in valore, dato penalizzato ancora dagli sfusi, che segano -13% in volume e -12% in valore. Segnali incoraggianti provengono, invece, sul fronte delle imprese dell’agroalimentare italiano.

Il settore agricolo, con 3.177 imprese in più tra aprile e giugno, registra il saldo migliore degli ultimi anni, con un totale di 748.083 unità. E aumentano anche le imprese dell’industria alimentare: 362 tra aprile e giugno, per un totale di 69.511 realtà. Rimanendo sui numeri delle sole imprese agricole, emerge come, però, il settore sia ancora caratterizzato da frammentazione e nanismo, visto che 660.409 imprese (l’88,3% del totale) sono ancora ditte individuali, con le società di persone a 59.455 unità (7,9%), e quelli di capitali ad appena 15.162 (2%).

A questo si aggiunge il fatto che il 5,5% del totale delle aziende agricole, con un fatturato di almeno 100.000 euro, realizza più della metà del valore aggiunto (56,2%) ed assorbe il 24,8% dell’occupazione (oltre il 60% della manodopera dipendente) consolidandosi come la “minoranza trainante”, definizione oggi più che mai attuale.

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