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L’EUROPA E’ MATRIGNA, MA NON ATTRIBUIAMOLE PIU’ COLPE DI QUELLE CHE HA GIA’ PER GUADAGNARE QUALCHE TITOLO SUI GIORNALI

Scritto il 01-07-2015 da Ufficio stampa | Categoria: Consumi

Ma è proprio vero che l’Europa ha dato il via libera al formaggio senza latte, al vino senza uva, al cioccolato senza cacao, alle bibite di frutta senza frutta? Sulla Ue circolano troppe mezze verità che sono peggio delle bugie intere. E siccome l’Europa di colpe ne ha già tante ed in questo momento non gode di buona fama, sarebbe bene non attribuirle anche le colpe che non ha, al solo scopo di guadagnare qualche titolo sui giornali. Il riferimento ad una nota Organizzazione professionale agricola é voluto.

Se l’Ue ci imponesse per davvero di produrre il formaggio senza latte sarebbe un’offesa alla storia del nostro Paese, ma a noi risulta che il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Gorgonzola, i formaggi dop, igp e tipici non corrano alcun pericolo. La precisazione arriva dal Mipaaf: “È importante comunque ribadire che non sono interessati da questa vicenda i nostri grandi formaggi Dop, per i quali non sarà mai possibile l’utilizzo di materie prime diverse da quelle previste dai disciplinari”.

A noi sembra che il contenzioso tra Ue ed Italia sia circoscritto all’applicazione del Reg. Ce 760/2008, il quale consente l’utilizzo delle caseine e dei caseinati per la produzione dei formaggi fusi. Il nostro governo ne ha sterilizzato l’applicazione perché il regolamento contrasta con un legge italiana del 1974 che vieta l’utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggi. L’Ue chiede all’Italia di dare attuazione alla normativa. La richiesta della Ue è inaccettabile e va respinta, ma cio’non significa affatto che l’Europa voglia imporre all’Italia di fare il formaggio, tutti i formaggi, senza latte. Rassicuriamo pertanto la Presidente di Coldiretti Cuneo, che ha detto di essere pronta a dare battaglia per difendere i formaggi dop cuneesi. Si tranquillizzi. I formaggi dop cuneesi sono al sicuro in quanto già tutelati dal loro disciplinare di produzione.

Il vino senza l’uva autorizzato dalla Ue è un’altra notizia infondata. Per la Comunità europea il vino é il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no. Inoltre in tutta la Comunità europea non si può commercialmente chiamare “vino” il prodotto di fermentazione di uve che non provengono dalla Vitis vinifera o da un incrocio tra questa specie e altre specie del genere Vitis. La Comunità consente lo zuccheraggio del vino nei Paesi del Nord Europa, che è una pratica esecrabile, ma non di fare il vino senza uva. Il vino senza uva è quindi una truffa anche per la Ue. La Commissione si è altresì pronunciata contro i miracolosi wine-kit diffusi all’estero, che promettono di ottenere pseudo vini italiani usando misteriose polveri e liquidi chimici di dubbia provenienza, ed ha invitato gli Stati membri a toglierli dal mercato.

Anche quella del cioccolato senza cacao è una mezza verità. La Ue ha indicato alcuni tipi di grassi vegetali con i quali si puo’ sostituire non più del 5% del burro di cacao. Ha affatto autorizzato la produzione del cioccolato senza cacao. Per altro, chi vuole puo’ continuare a fabbricare cioccolato soltanto con burro di cacao, mentre i consumatori puristi possono sempre controllare la presenza di grassi vegetali scorrendo con attenzione la lista degli ingredienti.

Nelle bibite gassate di frutta il contenuto minimo di succo di frutta è del 12%. Poco, ma comunque non è corretto scrivere che le bibite gassate sono prive di frutta. Il produttore puo’ comunque aumentare a suo piacimento la quantità di frutta nelle bibite.

Le regole per la “fabbricazione” dei cibi e delle bevande sono importanti, ma la vera battaglia che va combattuta in sede comunitaria riguarda le etichette, che devono dare ai consumatori un’informazione completa e corretta sull’origine delle materie prime e degli ingredienti che compongono un certo prodotto e sullo stabilimento dove quel prodotto è stato lavorato, in modo che i consumatori possano scegliere con cognizione di causa ed evitare di comprare cio’ che a loro non aggrada o ritengono nocivo. Lo stesso ministro Martina in un comunicato stampa ha spostato la questione dal problema del latte in polvere a quello delle etichette e della “trasparenza delle informazioni da dare ai consumatori”. Le etichette chiare e trasparenti sono alla base del consumo consapevole.

Lodovico Actis Perinetto – Presidente Cia Piemonte

 

 

 

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