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SPRECO DI CIBO, CHE FARE?
Scritto il 08-06-2015 da Ufficio stampa | Categoria: Consumi
Il tema dello spreco alimentare è diventato una questione urgente, sia dal punto di vista economico che da quello ambientale. Buttar via il cibo è sempre più percepito come insopportabile ed odioso in un mondo in cui 800 milioni di persone soffrono la fame e la necessità di ridurre lo spreco alimentare é ormai entrata a far parte della consapevolezza dell’opinione pubblica, ma come succede ogni qual volta un argomento diventa “mediatico”, i professionisti della demagogia, sempre in cerca di visibilità, hanno preso immediatamente la palla al balzo per esibirsi in dichiarazioni, interviste, conferenze ed esprimere tutta la loro grande indignazione per il cibo che viene sprecato.
Quando pero’ si tratta di andare oltre l’indignazione e di contribuire a trovare delle soluzioni efficaci per ridurre lo spreco di cibo i discorsi diventano più incerti, gli argomenti si confondono e le possibili vie d’uscita si fanno poco concrete. Non è un caso che agli inviti a non sprecare cibo seguano solo azioni sporadiche, che incidono in modo poco significativo sulla realtà. E talvolta sono anche controproducenti.
La legge antispreco francese, che obbliga i supermercati a consegnare l’invenduto alle associazioni caritative, piace a molte supreme autorità intellettuali nostrane, ma è stata definita da “Restos du coer”, la più importante rete di associazioni francesi per la distribuzione di pasti a persone bisognose e in difficoltà, nata da un’iniziativa dell’attore comico Coluche, un “regalo avvelenato”.
I “rifiuti” dei supermercati sono infatti costituiti da prodotti freschi a breve scadenza, che le associazioni caritative, per questioni economiche, logistiche e strutturali, non sono attualmente in grado di gestire. La Federazione francese dei Banchi Alimentari teme che la palla dello spreco passerà dai supermercati alle associazioni non-profit. Si rischia cioè di trasferire gli sprechi dalla grande distribuzione ad altri soggetti, fingendo di aver risolto il problema.
La faccenda dello spreco alimentare è molto più complicata di quanto non appaia. Lo spreco che diventa beneficenza è una cosa buona, ma anche quando é ben gestito è soltanto un palliativo. Per risolvere la faccenda é necessaria una pluralità di azioni, perché gli sprechi avvengono ad ogni livello della filiera agroalimentare e le tipologie di spreco non sono uguali ovunque.
Nelle società occidentali grandi quantità di alimenti vengano sprecate prima di raggiungere i nostri frigoriferi, ma il grosso degli sprechi avviene nelle case dei cittadini. È quindi importante investire su progetti educativi dall’asilo all’università, ma occorre tener presente che la società occidentale rimane fondamentalmente, nonostante la crisi, una società consumistica, dove purtroppo è necessario sprecare, scartare e sostituire perché il mercato funzioni. Ed il cibo è considerato una merce come tutte le altre. Nei Paesi in via di sviluppo lo spreco, invece, deriva principalmente da una scarsa efficienza della rete distributiva, dall’arretratezza dei sistemi agricoli, dall’assenza di strumenti di conservazione e sicurezza alimentare.
L’ottimizzazione del consumo alimentare, che è una delle premesse all’equità sociale, richiede forti interventi strutturali e radicali cambiamenti di modelli economici e di stili di vita. Speriamo che lo slogan di Expo 2015 (“Nutrire il pianeta, energia per la vita”) dia una spinta positiva ad una discussione seria sull’argomento, evitando di cadere nella trappola, sempre incombente, della demagogia.