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EDUCAZIONE ED INCENTIVI PER RIDURRE LO SPRECO ALIMENTARE

Scritto il 14-05-2015 da Ufficio stampa | Categoria: Consumi

La proposta di legge “SprecoZero” è stata presentata alla Camera dai deputati del Pd Maria Chiara Gadda e Massimo Fiorio. Inizierà il viaggio in Parlamento la prossima settimana.

Nel testo ci sono incentivi fiscali sia per rendere le donazioni di cibo più convenienti da parte di chi produce e distribuisce, sia per sostenere per le imprese del settore agroalimentare che adottano sistemi di produzione tecnologicamente avanzati, innovativi e a minore impatto ambientale.

Secondo il Ministro Martina, ogni anno, in Italia si recuperano 550mila tonnellate di prodotti alimentari che non possono essere più venduti, ma sono ancora commestibili. Altri 5,5 milioni di tonnellate, però, finiscono nelle discariche. E sono questi gli scarti che, adesso, si punta a ridurre, raddoppiando la quantità di alimenti “salvati” e distribuiti a chi ha bisogno.

“Entro la fine del 2016 – ha dichiarato Martina – vogliamo portare a un milione le tonnellate di cibo recuperate e donate agli indigenti”.

Non bisogna pero’ farsi soverchie illusioni. Lo spreco che diventa beneficenza è lodevole, ma è soltanto un palliativo. Per ridurre in modo drastico la quantità di cibo che finisce nella spazzatura (ma certi dati stratosferici sullo spreco non sono credibili e privi di ogni evidenza scientifica) sono necessari importanti interventi strutturali e radicali cambiamenti di modelli economici e di stili di vita.

Nelle società occidentali – che rimangono fondamentalmente, nonostante la crisi, delle società consumistiche, dove purtroppo è necessario sprecare, scartare e sostituire perché il mercato funzioni  – lo spreco domestico è quello quantitativamente più rilevante. Nei Paesi in via di sviluppo, invece, lo spreco alimentare si verifica prevalentemente a monte della filiera, a causa delle scarse metodologie agricole nella fase pre-raccolta ed alle inappropriate tecnologie post-raccolta, come trasporti e immagazzinamento. C’è poi uno spreco, sia nei Paesi avanzati, sia in quelli in via di sviluppo, che deriva da fattori tecnici difficili da eliminare.

Purtroppo il tema dello spreco alimentare è diventato molto “mediatico” e  le supreme autorità intellettuali nostrane, sempre in cerca di visibilità, hanno colto immediatamente l’occasione per esibirsi in dichiarazioni, interviste e conferenze sullo spreco alimentare, esprimendo indignazione – sentimento che fa fine e costa poca- per il cibo che finisce nella spazzatura. Alcune supreme autorità intellettuali si sono sperticate in lodi per la legge francese, che obbliga i supermercati a consegnare l’invenduto alle associazioni caritative. Peccato che la legge in questione sia stata definita da “Restos du coer”, la più importante rete di associazioni francesi per la distribuzione di pasti a persone bisognose e in difficoltà, nata da un’iniziativa dell’attore comico Coluche, un “regalo avvelenato”.

I “rifiuti” dei supermercati sono infatti costituiti da prodotti freschi a breve scadenza, che le associazioni caritative, per questioni economiche, logistiche e strutturali, non sono attualmente in grado di gestire. La Federazione francese dei Banchi Alimentari teme che la palla dello spreco passerà dai supermercati alle associazioni non-profit. Si rischia cioè di trasferire gli sprechi dalla grande distribuzione ad altri soggetti, fingendo di aver risolto il problema.

La proposta di legge degli onorevoli Gadda e Fiorio è decisamente meglio della legge francese, perché si propone di risolvere il  problema dello spreco con educazione e incentivi, piuttosto che inventare un nuovo reato e dare altro lavoro ai giudici che ne hanno già fin troppo.