In Evidenza
Emergenza Coronavirus
Lavora con agricoltori italiani
Dal campo alla tavola
Portale sconti di Cia
Le Associazioni
AGIA
Associazione Giovani Imprenditori Agricoli
ANP Cia
Associazione Nazionale Pensionati
Donne in Campo
La spesa in campagna
Turismo verde
ASES
Progetto Highlander
Informativa
Cookie e Privacy
PROVINCIA DI CUNEO, POCHI I GIOVANI IN AGRICOLTURA
Scritto il 25-02-2015 da Ufficio stampa | Categoria: giovani
Da una ricerca della Provincia di Cuneo emerge che nel 2013, nella Granda, su un totale di 21.510 aziende agricole, soltanto il 12% era condotto da giovani. In linea con il dato regionale, ma il tasso, se confrontato con quello delle altre attività, evidenzia un minor ricambio generazionale.
L’agricoltura rappresenta uno sbocco lavorativo per i giovani? I dati dei Censimenti Agricoltura evidenziano, sottolinea la ricerca, come tra il 2000 e il 2010, con la riduzione complessiva delle aziende anche il numero dei giovani agricoltori sia calato, in questo caso del -43,8%.
Per risollevare le sorti del settore potrebbe dare una mano la successione familiare, ma gli agricoltori adulti (over 55 anni) con un successore o un familiare o parente con meno di 40 anni che lavora in azienda, nella Granda, sono solo il 9,8% degli agricoltori, che significa che circa il 90% di queste aziende è senza successore. Il ricambio nella guida delle aziende si dimostra più facile in pianura e meno in montagna e quando mancano i successori l’attività viene chiusa oppure venduta in parte o del tutto ad altri.
Nei prossimi anni le conseguenze potrebbero essere pesanti per la provincia di Cuneo dove, sul mercato fondiario, si riverserà 1/7 di tutta la superficie agricola utilizzata. Ma perchè è così difficile per i giovani entrare in agricoltura?
Lo studio riporta i principali ostacoli che sono di natura economica perchè in agricoltura si guadagna di meno rispetto ad altri settori a parità di costi e rischi di gestione, ma anche quelli di natura sociale, legati alla qualità della vita degli agricoltori, condizionata dall’attività e dal luogo in cui vivono.
Infine, difficoltà di carattere prettamente settoriale, come i costi di avviamento (soprattutto quelli legati all’acquisto e all’affitto della terra), l’accesso al credito, l’acquisizione di diritti di produzione (zootecnia da latte, vitivinicoltura, ecc), costi di successione a quelli di insediamento. L’inizio di una nuova attività agricola è fortemente condizionato dalla dotazione di capitale iniziale e in particolare di terreni e strutture.
Reperire la superficie produttiva al di fuori della famiglia già agricola rappresenta un grosso problema, soprattutto per un giovane che cerca in un mercato fondiario come quello cuneese, caratterizzato da quotazioni elevate (fra le più alte in Italia) in a particolare in aree vocate a vigneti, frutticoltura e colture pregiate. Per i giovani senza terra non resta che l’affitto come forma preferenziale di acquisizione dei terreni rispetto al più oneroso acquisto oppure ci sono nuovi piccoli insediamenti in aree svantaggiate di montagna (meno care) per attività agricole biologiche o di nicchia.
A soffrire sono anche i figli di agricoltori di aziende agricole di dimensioni troppo piccole per essere o per diventare competitive. Solo i figli di agricoltori con sufficiente terra a disposizione per una attività imprenditoriale competitiva sono favoriti.
Come aiutare i giovani? Per i prossimi anni le parole d’ordine dovranno essere: incentivazione dei giovani con politiche che tocchino non solo il comparto agricolo, ma anche quello sociale e familiare; formazione professionale; diversificazione delle attività agricole; tutela dell’ambiente e del territorio per la produzione di prodotti di qualità.