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Siccità in Piemonte, mai così grave da 50 anni nel primo trimestre dell’anno. Il Presidente regionale della Cia Gabriele Carenini lancia l’allarme: “Siamo entrati nella stagione delle semine, ma i suoli sono secchi e senza acqua i semi non germinano”.
Scritto il 03-04-2019 da Ufficio stampa | Categoria: ambiente
“Non si ricorda negli ultimi cinquant’anni un primo trimestre in cui le risorse idriche in metà dei bacini del Piemonte siano state così scarse– denuncia il Presidente regionale della Cia/Agricoltori italiani, Gabriele Carenini. – Ci vorrebbe un aprile particolarmente piovoso per riportare la situazione generale alla normalità, ma le previsioni non lasciano ben sperare e non basta certamente la pioggia di questi giorni per risolvere la situazione. Le falde sono bassissime. I suoli si stanno essiccando a livello profondo e la stagione delle semine é in pericolo perché senza acqua i semi non germinano”.
Dall’inizio dell’anno mancano in media 160 mm di acqua: ne sono caduti 60, anziché 220. Da novembre il deficit di neve varia tra il 20% e il 50% e il Lago Maggiore è in rosso di 200 milioni di metri cubi. Il fiume Po all’isola di S.Antonio ha avuto a marzo una portata di 231 metri cubi al secondo, 46% sotto al valore storico.
“L’attuale quadro climatico é caratterizzato sempre più frequentemente da fenomeni estremi – continua Carenini -. La siccità di queste ultime settimane non può più essere considerata un fenomeno eccezionale. E’ giunto il momento che anche il Piemonte, tradizionalmente ricco d’acqua, pianifichi strategie per fronteggiare casi di prolungata siccità e favorire il risparmio idrico. Se da un lato si deve migliorare l’efficienza della rete idrica ed ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica in agricoltura, dall’altro bisogna aumentare la capacità di trattenere le acque di pioggia attraverso il varo di un piano per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”.
“Il Piano Nazionale Invasi da 250 milioni di euro (50 milioni all’anno dal 2018 al 2022), approvato nella legge di bilancio 2018, prevede per il Piemonte soltanto tre interventi: l’ammodernamento del sistema di irrigazione delle aree irrigue sottese all’invaso di Pianfei, il sovralzo della traversa di presa del canale Ferrari sul fiume Tanaro nei comuni di Felizzano, Masio e l’adeguamento funzionale delle opere di ritenuta e di distribuzione degli invasi Ingagna, e Ravasanella. Premesso che il Piano Invasi deve ancora partire, gli interventi che sono previsti per il Piemonte sono decisamente insufficienti. Non figurano progetti considerati strategici per la nostra Regione quali il rifacimento dell’invaso sul torrente Sessera (provincia di Biella) in sostituzione dell’esistente, gli invasi in prossimità dei torrenti Moiola e Maira-Stroppo, entrambi nel Cuneese; la diga di Combanera, già progettata ma rimasta sulla carta. Ecc.ecc”.
“Uncem Piemonte, l’Associazione dei Comuni montani, ed Arpiet (l’Associazione regionale piemontese delle imprese esercenti trasporto a fune in concessione) nel 2016 avevano realizzato uno studio di fattibilità volto alla realizzazione di 22 piccoli bacini sparsi nell’area montana. Si trattava della realizzazione di 22 invasi, tutti in media dai 50 ai 100 mila metri cubi d’acqua, che sarebbero servite a fini agricoli, turistici, di antincendio, e per assicurare quei volumi necessari all’innevamento artificiale, di cui la cosiddetta industria dello sci ha sempre più bisogno. La proposta aveva raccolto larghi consensi, ma non se ne è fatto nulla”.
“Realizzare ulteriori invasi – conclude Carenini – è indispensabile per trattenere l’acqua piovana, di cui oggi si riesce a conservare solo l’11%. Solo la presenza di nuovi bacini garantisce, infatti, di stoccare le acque meteoriche, creando una riserva idrica non solo per l’agricoltura, ma per tutti, cittadini ed imprese!”