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Elezioni, il documento programmatico della Cia

Scritto il 19-02-2018 da Ufficio stampa | Categoria: Cia

La crisi economico-finanziaria, le forti tensioni sociali, le grandi migrazioni, i focolai di guerra mostrano una forte esigenza insoddisfatta di governo dei sistemi globalizzati.

Alle incertezze del contesto, si devono aggiungere una serie di sfide di portata globale, a partire dal cambiamento climatico i cui effetti determinano fattori di ulteriore instabilità.

Per i 9 miliardi di cittadini che popoleranno il mondo entro il 2050, gli agricoltori dovranno produrre cibo sufficiente, producendo di più con meno input e meno terra fertile.

E se da un lato la fame e la malnutrizione avanzano drammaticamente in tutto il mondo, dall’altro le persone che soffrono di sovrappeso ed obesità aumentano in maniera altrettanto preoccupante e, con esse, cresce a dismisura lo spreco alimentare.

Il modello produttivo del futuro, dovrà quindi essere efficiente sotto il profilo delle risorse, sostenibile e competitivo. L’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile con i suoi 17 obiettivi traccia la principale strada da seguire.

In tale contesto, l’interesse agricolo è alto. L’agricoltura multifunzionale e pluriattiva può contribuire fortemente ad affrontare le sfide e le incertezze globali e si candida ad essere fattore propulsivo per la crescita complessiva del Paese.

AGRICOLTURA E INNOVAZIONE

L’innovazione, assieme al legame con il territorio, rappresenta uno dei capisaldi del nuovo modello di sviluppo dell’agricoltura e deve essere interpretata su tre piani:

  • Le innovazioni tecniche con un ruolo da protagonista dell’agricoltura digitale, dell’automazione, dell’agroecologia e delle biotecnologie. Il miglioramento genetico, fondamentale per il progresso dell’agricoltura, deve essere finalizzato non solo all’incremento delle rese, ma anche ad accrescere la resilienza, la qualità, la tolleranza ai parassiti e la capacità di adattarsi al cambiamento climatico. L’innovazione dovrà puntare sulle moderne tecniche della cisgenetica e soprattutto del genome editing, che permettono di superare la questione degli Ogm (transgenesi) e di rilanciare la ricerca anche sulle varietà, cultivar e razze minori, valorizzando la biodiversità e la tipicità. Occorre sviluppare nuove relazioni tra pubblico e privato ed interazioni più strette tra mondo dell’impresa e mondo della ricerca, anche per favorire il trasferimento e la diffusione di tecniche già elaborate ma non collaudate in campo e non implementate nei processi aziendali.
  • Le innovazioni organizzative. La competitività è sempre più condizionata dalla qualità e dall’efficacia delle relazioni che si sviluppano sul territorio e nella filiera. E’ fondamentale rafforzare le strategie che mirano all’aggregazione, allo sviluppo dell’economia contrattuale, all’eliminazione delle pratiche commerciali sleali, alla regolazione autogestita delle filiere. Strategica in tal senso la crescita dell’organizzazione economica delle Op in tutti i settori ed in tutte le aree geografiche del Paese ma anche la creazione di Organismi Interprofessionali (OI) nazionali, costituiti dalle rappresentanze delle attività economiche (dalla fase agricola alla Gdo) e con un forte protagonismo delle imprese. L’approccio dei “Tavoli di filiera” dovrà essere superato da nuove iniziative governative tese alla promozione degli strumenti di pianificazione strategica e di orientamento dell’economia contrattuale.
  • Le innovazioni sociali. In primo luogo urgente sviluppare nuovi sistemi agricoli locali, che privilegino la vendita diretta, i mercati di prossimità e nuove forme di distribuzione e consumo, con il coinvolgimento di diversi attori locali (dai circuiti dell’Ho.re.ca., alla piccola distribuzione locale di eccellenza, ai gruppi di acquisto solidale). Un ruolo di prim’ordine è da ascrivere anche allo sviluppo dell’agricoltura sociale. Su tale fronte, urgente la completa attuazione della legge 141 del 2015, così come la definizione e la messa in opera di progetti su scala locale per valorizzare le tante realtà pilota già operanti sui territori.

AGRICOLTURA E TERRITORIO

L’agricoltura deve tornare a rappresentare un fattore costitutivo del territorio. All’attività agricola deve essere riconosciuto, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, anche quello di governo del territorio, di prevenzione dei disastri ambientali, di mantenimento della biodiversità e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Dalla valutazione del rapporto agricoltura-territorio nel nostro Paese, si possono distinguere tre ambiti locali:

  • Le aree di agricoltura intensiva dove, accanto alla promozione dell’agricoltura biologica, che oltre a rispondere ad una domanda crescente rappresenta un vero e proprio laboratorio di agricoltura sostenibile, è necessario perseguire tutte quelle innovazioni agronomiche, biologiche e tecnologiche che permettono di salvaguardare la fertilità del terreno ed aumentare l’efficienza delle irrigazioni.
  • Le aree interne, dove va rilanciata la zootecnia estensiva che svolge diverse funzioni producendo beni alimentari di qualità, servizi ecosistemici ed energie rinnovabili, e valorizzato il patrimonio forestale. Lo sviluppo della filiera legno-energia integra la gestione sostenibile del bosco con l’agricoltura nell’organizzazione di sistemi agroenegetici locali, basati su una rete di piccoli impianti di utilizzazione della biomassa. Inoltre, il processo di ricostruzione delle aree terremotate rappresenta un’occasione per pianificare la nuova visione strategica delle aree interne nell’ottica della green economy e dell’agricoltura sostenibile. In tale ambito, auspicabile la definizione di un “Codice unico di intervento” che, in caso di grave calamità naturale, possa affrontare tempestivamente gli eventi, senza ogni volta ridefinire procedure d’emergenza.
  • Le aree periurbane e metropolitane, al cui interno l’agricoltura assume tre valenze particolari: produzione di cibo, gestione del territorio, realizzazione di servizi sociali. Le cinture verdi ridimensionano la tendenza delle città ad espandersi e offrono ai cittadini l’occasione per un confronto con l’agricoltura, sulla qualità ambientale e urbana. L’agricoltura non si deve però fermare alle periferie, ma deve sempre più caratterizzare lo sviluppo di nuove visioni urbanistiche ed architettoniche fondate sui principi delle infrastrutture verdi, sulla bioedilizia, sulle diverse funzioni del verde, estetiche, ambientali e salutistiche.

In generale è fondamentale contrastare il consumo, il degrado e l’abbandono del suolo. Occorre rilanciare la proposta di legge sul consumo di suolo e favorire interventi per contrastare l’inquinamento ed i processi di desertificazione del terreno. 3

Occorre anche affrontare con determinazione il problema, talvolta insostenibile, della fauna selvatica, passando dalla logica della mera conservazione a quella della corretta gestione, come previsto per esempio dal “Piano Lupo” che va approvato al più presto. Per il contenimento delle specie in eccesso non si può confidare solo sulla caccia, ma bisogna potenziare l’azione del personale istituzionale e le misure di autotela controllata dei proprietari. E’ assolutamente necessario, inoltre, garantire con opportuni provvedimenti il pieno risarcimento dei danni, superando i limiti imposti dal “de minimis”.

ORGANIZZAZIONE DELLE FILIERE, QUALITÀ E MADE IN ITALY AGROALIMENTARE

  • Sono urgenti misure che consentano il riconoscimento economico e reddituale del ruolo produttivo, ma anche sociale, dell’agricoltura all’interno della filiera agroalimentare, a partire dai prezzi pagati all’origine, spesso al centro di fenomeni di estrema volatilità. Ciò impone anche uno sforzo sul lato organizzativo e strutturale, supportato da strumenti volti a ridurre l’aleatorietà di mercato oltre a coglierne le nuove opportunità. Occorre adottare una strategia nazionale di lungo respiro, orientata all’ottimizzazione dei processi e alla razionalizzazione dei costi di produzione di tutta la filiera nazionale, a partire dalle fasi a monte.
  • Sul fronte della trasparenza e tracciabilità dei prodotti, è necessario in primo luogo sensibilizzare l’attenzione politica nell’Unione Europea. Il sistema delle denominazioni di origine non può essere messo a rischio dal ricorso a sistemi di etichettatura non condivisi su scala comunitaria. In ambito nazionale, gli ultimi sistemi di etichettatura (latte, pasta, riso, pomodoro etc..), saranno più efficaci se operanti in piani di filiera che garantiscono qualità, reddito, competitività. Una strategia di successo non può prescindere dall’italianità legata alle tradizioni dei processi di elaborazione e trasformazione delle eccellenze agricole nazionali. Opportuno, in tal senso, favorire percorsi di cooperazione e di stabilità relazionale contrattuale tra la componente agricola e quella industriale.
  • Per sostenere le strategie di qualità è inoltre fondamentale revisionare il sistema di accreditamento e di certificazione, superando la sua frammentazione, inserendo una nuova operatività digitale, armonizzando il ruolo degli attori pubblici e privati: ICQRF e ACCREDIA.

UN NUOVO RAPPORTO CON IL MERCATO

E’ prioritario garantire il riconoscimento, in termini di reddito, delle straordinarie funzioni sociali assolte quotidianamente dagli agricoltori. Occorre supportare gli imprenditori nello sviluppo delle strategie che intercettano le nuove richieste della collettività: garanzia della salubrità degli alimenti, mitigazione dell’inquinamento, contrasto dei cambiamenti climatici.

È altresì necessario introdurre strumenti per agevolare accordi tra agricoltura, artigianato, commercio, logistica e enti locali, su cui costruire un percorso virtuoso intorno alle produzioni agroalimentari legato al territorio. Tali accordi, se adeguatamente sostenuti, potrebbero originare “Reti d’impresa territoriali” capaci di mettere in trasparenza l’intero processo che porta i prodotti agricoli e alimentari locali sulle tavole dei consumatori. I benefici di tale percorso sarebbero molteplici e diffusi lungo tutta la filiera: dal mondo produttivo, a quello infrastrutturale e della logistica, dal commercio fino ai consumatori e alla collettività. Un progetto che assume la connotazione di un “network dei valori” e che potrebbe essere sperimentato nelle aree interne del Paese, a partire da quelle che hanno vissuto i tragici eventi legati al terremoto del 2016.

SEMPLIFICAZIONE

  • Oneri amministrativi. Occorre un’autentica modernizzazione amministrativa fondata sull’efficienza, sulla qualità della regolazione e sulla gestione per obiettivi. In questo quadro è opportuno concretizzare il percorso finalizzato alla redazione di un Codice Unico dell’agricoltura, presupposto essenziale per effettivi percorsi di delegiferazione e semplificazione burocratica. Lo sviluppo della Agenda Digitale e più in generale delle tecnologie Ict e dell’e-government, rappresenta un’altra grande opportunità che va incentivata e sostenuta.
  • Sistema dei pagamenti. Necessaria una radicale ed urgente riforma dell’intero sistema Agea, che sappia anche ridefinire i ruoli decisionali gestionali e di controllo con investimenti effettivi nel capitale umano e nella riorganizzazione strutturale di funzioni e procedure. L’attuale proposta di riforma pur avendo il merito di puntare su un fascicolo aziendale unico nazionale, risulta poco ambiziosa.
  • Risorse territoriali. Fondamentale rafforzare il sistema di pianificazione e gestione delle risorse territoriali ed idriche del nostro Paese, riformandone la governance, la migliore definizione delle relazioni pubblico-privato, la trasparenza e la gestione finanziaria: a partire dai Consorzi di bonifica.
  • Sistema allevatoriale. Va profondamente ridisegnato. Occorre migliorare la gestione dei Libri genealogici e dei programmi di miglioramento genetico, anche con la più ampia liberalizzazione di tutte le attività di supporto, come i controlli funzionali, la raccolta dei dati, i servizi di consulenza ed assistenza tecnica.
  • Sistema assicurativo. In questi ultimi anni di Piani Assicurativi Nazionali e PAI (Piano Assicurativo Individuale), il bilancio sull’utilizzo delle assicurazioni agevolate è fallimentare. Sono urgenti modelli di gestione assicurativa più innovativa, polizze libere e flessibili che partano dal singolo rischio fino al rischio aziendale, adeguate ai bisogni delle diverse aziende e delle realtà territoriali.

GIOVANI DONNE E AGRICOLTURA FAMILIARE

Nonostante le sofferenze e le criticità che, a fasi alterne, condizionano la redditività degli agricoltori, ogni anno nuovi imprenditori si affacciano all’orizzonte. Il crescente interesse dei giovani e delle donne in agricoltura è ormai un dato di fatto. Un patrimonio straordinario che va valorizzato ed agevolato, soprattutto nella fase iniziale e di di start-up imprenditoriale sia sulle attività agricole sia su quelle connesse.

Non trascurabile, inoltre, la dimensione familiare dell’agricoltura italiana. In molte aree del Paese, il lavoro familiare continua a rappresentare un contributo di vitale importanza per la sussistenza dell’imprenditoria agricola e, in generale, per la salvaguardia del territorio. Un capitale sociale ed economico di straordinaria importanza, spesso unico custode di tradizione e distintività, che merita attenzione e sostegno, anche attraverso nuovi percorsi intergenerazionali di trasferimento delle conoscenze e delle competenze.

LAVORO AGRICOLO

Il settore agricolo è tra i più esposti all’irregolarità, questo a causa del carattere prevalentemente stagionale della domanda e per la precarietà del lavoro, cui si aggiunge in molti casi la mobilità territoriale.

Necessaria una forte semplificazione burocratica che snellisca le pratiche di assunzione con strumenti flessibili più adeguati alla stagionalità ed alle caratteristiche del lavoro in agricoltura. Sul piano fiscale è opportuno lavorare alla riduzione degli oneri e semplificare le procedure di prelievo e controllo. Occorrono interventi attivi che favoriscano l’impiego di manodopera con adeguata professionalità (soprattutto durante i picchi stagionali di lavoro) accompagnate da politiche attive di integrazione del personale immigrato. Necessario inoltre un impegno affinché, insieme alle sanzioni e ispezioni, si sviluppino azioni volte alla premialità per le imprese virtuose.

POLITICA FISCALE

Avviare un processo di revisione della fiscalità agricola al fine di costruire un sistema virtuoso in grado di premiare, assicurando una fiscalità privilegiata, le imprese che realmente creano valore.

E’ necessario, in primo luogo, perimetrare con idonei criteri l’attuale possibilità di optare per la tassazione su base catastale. Questa delimitazione, deve essere ponderata con attenzione al fine di scongiurare un pericoloso disincentivo all’adozione della forma societaria.

Accanto a ciò si può immaginare, per i soggetti non rientranti nella tassazione catastale, un sistema di tassazione premiale in cui la misura dell’imposizione reddituale sia inversamente proporzionale all’entità di ricchezza prodotta effettivamente reinvestita nell’impresa.

Infine, per la maggioranza delle imprese agricole soggette a tassazione in base alle regole catastali, è necessario immaginare strumenti alternativi al super ed iper ammortamento che perseguano la medesima finalità e che consentano agli imprenditori agricoli di sfruttare le opportunità offerte dagli incentivi per gli investimenti previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0.

L’ACCESSO AL CREDITO

Occorre potenziare tutte le diverse forme di finanziamento: contributi pubblici a fondo perduto o in conto interessi, finanziamenti a tasso agevolato e non, bonus fiscali.

Favorire nuovi rapporti tra sistema delle imprese e mondo bancario e finanziario, sviluppando strumenti semplici, che premino i progetti imprenditoriali e con sistemi di rating e di garanzia adeguati alle specificità del mondo agricolo.

Sviluppare nuovi strumenti che permettano alle imprese agricole di acquisire, nel momento della consegna dei prodotti alle strutture di lavorazione e trasformazione, congrui acconti attraverso il finanziamento delle varie filiere produttive. Così facendo si valorizza “il credito” dando ad un maggior numero di imprese l’opportunità di finanziarsi.

WELFARE

La Cia propone, per il calcolo delle pensioni dei coltivatori diretti e degli IAP, l’istituzione di una “pensione base”, in aggiunta alla pensione liquidata interamente con il sistema contributivo, per garantire pensioni dignitose agli agricoltori italiani. 6

Si può e si deve praticare equità e giustizia sociale avendo a riferimento parametri europei:

  • aumentando progressivamente i minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale.
  • elevando la no-tax area e parificando i trattamenti fiscali dei pensionati alle altre categorie.
  • inserendo talune attività agricole usuranti nelle tabelle che consentono anticipi di pensionamenti.
  • prevedendo servizi sociali integrati, inclusivi ed effettivamente efficaci nella lotta sia alla emarginazione dei più fragili, sia alla povertà.

INTERNAZIONALIZZAZIONE E POLITICHE COMMERCIALI

I mercati globali dimostrano una crescente attenzione al prodotto italiano di alto valore aggiunto. È necessario trasformare il valore riconosciuto dal consumatore finale in valore economico per l’imprenditore agricolo, attraverso:

  • Il sostegno alle imprese agricole nel processo di internazionalizzazione, affinché l’orientamento all’export sia una strategia per le produzioni di eccellenza, oltre le denominazioni.
  • Un’efficace aggregazione di imprese e di reti per condividere i progetti di accesso ai mercati. Incentivi alle attività di formazione presso gli operatori del settore e ai percorsi di promozione dal lato della domanda internazionale.
  • Fondi di sviluppo dai diversi livelli istituzionali, adeguati e accessibili per l’internazionalizzazione e la promozione delle PMI agroalimentari.

ACCORDI INTERNAZIONALI

Sul fronte degli accordi commerciali e tutele dalle importazioni sleali:

  • Favorire le trattative commerciali (multilaterali, regionali e bilaterale) attraverso la riduzione delle barriere doganali (soprattutto non tariffarie) e al fine di aumentare l’accesso ai mercati per tutti i comparti agricoli.
  • Sottoporre i flussi all’importazione a controlli affinché le produzioni in arrivo rispondano effettivamente agli standard produttivi ed ai requisiti di salubrità e di qualità vigenti nella normativa comunitaria.
  • Le trattative commerciali bilaterali devono includere, sempre ed in modo inequivocabile, il rispetto del principio di reciprocità, la tutela dei prodotti sensibili e la clausola di salvaguardia, i cui meccanismi devono essere armonizzati alla luce delle varie specificità territoriali e settoriali.
  • Va posta un’attenzione particolare al contrasto alla contraffazione per tutelare la reputazione delle produzioni agroalimentari sui mercati internazionali, anche attraverso l’armonizzazione delle procedure di controllo doganale. Sullo stesso ambito, necessaria una maggiore collaborazione tra Stati membri e un’armonizzazione normativa a livello comunitario (definizione del concetto di frode alimentare).

PAC

Politica agricola comune

La Pac è una delle politiche che hanno fondato l’Unione Europea e ne hanno accompagnato lo sviluppo e la crescita della coesione. È una politica importante, pari al 38% del budget europeo, che in Italia determina oltre sette miliardi di spesa pubblica all’anno.

Guardando al futuro, nonostante i timori per la Brexit, il mantenimento dell’attuale livello di spesa in termini reali e a valori costanti è assolutamente necessario, anche ipotizzando un lieve incremento del budget complessivo dell’UE per far fronte alle nuove politiche comuni. I criteri di ripartizione del budget agricolo tra gli Stati membri devono essere rivisti, in particolare per quanto concerne i pagamenti diretti, oggi basati esclusivamente sulla superficie agricola. Inoltre, le scadenze elettorali e l’instabilità politica che caratterizza l’Unione Europea non possono essere un preteso per rinviare la prossima riforma oltre il 2020

Nello specifico, la Pac post-2020 dovrà essenzialmente essere costruita su alcuni capisaldi:

  • Superare la logica del disaccoppiamento condizionato e del greening, che, nella sua forma attuale, ha determinato una forte complessità burocratica senza apportare benefici significativi al territorio ed all’ambiente. Per ciò che riguarda i pagamenti accoppiati, pensiamo che vadano confermati e migliorati per alcuni settori strategici definiti di volta in volta.
  • Accrescere le politiche di sostegno all’innovazione, al mercato, all’organizzazione di filiera. Gli interventi e le misure dell’Ocm, oggi limitati ad alcuni settori, possono essere migliorati ed estesi ad altre filiere che necessitano di innovazione tecnologica e commerciale.
  • Rafforzare fortemente le politiche di gestione del rischio e di stabilizzazione del reddito. In questo campo si tratta di migliorare gli strumenti di intervento per i rischi di perdita di prodotto e rendere effettivamente praticabili quelli di difesa del reddito.
  • Coniugare competitività e sostenibilità, tramite il legame con il territorio. Devono essere rafforzate e meglio finalizzate le misure relative a: innovazione, ricambio generazionale, sostegno alla sostenibilità delle imprese, multifunzionalità, diversificazione, inclusione sociale, creazione di distretti locali integrati. Occorrono importanti revisioni rispetto all’attuale gestione delle misure di sviluppo rurale. Le regole per l’accesso ai bandi devono essere poche e chiare, valorizzando la qualità del progetto territoriale o imprenditoriale.

 

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