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La coltivazione di mais in Italia continua a calare,
Scritto il 23-03-2017 da Ufficio stampa | Categoria: Coltivazione erbacee
Le superfici nazionali a mais sono scese sotto i 700.000 ettari nel 2016, con una contrazione del 30% in 10 anni. Una flessione in assoluta controtendenza rispetto ai trend di crescita mondiali delle produzioni di mais
Il calo della produzione nazionale, genera un aumento dei costi per il nostro Paese (una recente stima di Assalzoo li ha determinati in oltre 3 miliardi di euro negli ultimi 4 anni).
Il rilancio del mais è strategico per la nostra zootecnia e per la tenuta dei suoi prodotti-simbolo: l’arretramento della produzione nazionale di mais mette a rischio anche le nostre produzioni Dop, i cui disciplinari prevedono elevate percentuali di alimenti prodotti in loco.
Occorre lavorare alla predisposizione di un Piano d’azione nazionale specifico sul mais, che possa disporre di adeguate risorse finanziarie. Fondamentale poi sarà in fase di revisione della Pac, il ricorso a misure di sostegno attraverso gli strumenti europei. Per il rilancio di una coltura fortemente legata alle principali produzioni di qualità nazionali, sarà a nostro avviso imprescindibile puntare su ricerca e innovazione.
I nostri coltivatori sono delusi perché il mais nazionale non garantisce un reddito adeguato e perché il prezzo del mais nazionale, persino il migliore in termini sanitari, è quasi sempre ed immotivatamente inferiore a quello ogm di provenienza extra Ue, ma anche perché si sono trovati ad affrontare in questi ultimi anni un’altra serie di gravi difficoltà, come la limitazione delle conce, la comparsa della Diabrotica e la presenza di micotossine.
L’Italia è il Paese europeo con il danno più alto da piralide: temperature notturne alte e umidità favoriscono l’insetto che è considerato tra i maggiori responsabili della contaminazione. Perforando le spighe del mais l’insetto offre la strada alla penetrazione delle muffe che producono le micotossine.
La scelta di un’agricoltura ogm free, fatta dall’Italia, può essere un valore aggiunto alla distintività della nostra offerta agroalimentare in ragione delle nostre peculiarità e della nostra storia, ma se vogliamo che i nostri produttori non guardino con invidia e frustrazione al mais ogm, dobbiamo garantire loro un reddito adeguato. Gli agricoltori pretendono giustamente che il loro mais ogm free venga pagato qualcosa in più.